Perché il Counseling

Ad integrare e potenziare gli interventi di Coaching in azienda, sempre più utile si rivela il ruolo del Counseling, per la sua specificità di intervento sulla persona, di conseguenza estendibile al mondo aziendale.

Se infatti il Coaching ha come obiettivo la motivazione e l’utilizzo di strumenti per raggiungere una migliore efficienza professionale, incentivando la capacità produttiva della persona (area del fare), il Counseling la conduce in un percorso finalizzato alla scoperta dei propri punti di forza e delle aree di miglioramento, così da dissolvere le credenze limitanti e disfunzionali che inibiscono la piena espressione del proprio essere sul piano esistenziale e quindi lavorativo: si tratta infatti di portare alla luce quelle qualità già possedute, ma non ancora utilizzate a causa delle scelte che via via abbiamo fatto fin dalla primissima infanzia, per elaborare il nostro piano di vita (area dell’essere).

Si può comprendere facilmente come il ben-essere dei dipendenti, inteso come la qualità della loro vita e il sentirsi bene con se stessi, incida in modo significativo anche sulle motivazioni professionali, sulle prestazioni e quindi sulla produttività.

Un intervento però solo motivazionale su uno specifico ambito professionale o personale rischia di perdere facilmente efficacia, dopo un primo momento di entusiasmo e di carica propulsiva, se alla base non c’è un lavoro proprio in quelle aree di difficoltà personale che hanno motivato la richiesta di un intervento di coaching.

Counseling a orientamento analitico transazionale

La peculiarità del Counseling è quella di offrire ascolto, di instaurare un rapporto di fiducia, di creare insomma una sorta di alleanza con il cliente, che lo porti ad individuare le proprie risorse interiori per risolvere un momento specifico di impasse. A questo proposito significativa è la definizione che ne dà lo psicologo olandese Adrian Van Kaam: “Counseling deve essere prima di tutto un incontro umano. Un incontro autentico ci fa fare l’esperienza di una vera premura reciproca. Incontro significa partecipare alla vita dell’altro, condividere il suo modo di essere nel mondo”.

In particolare, il Counseling a orientamento analitico transazionale trae la sua efficacia dall’utilizzo di alcuni strumenti dell’Analisi Transazionale (A.T.) e dall’adesione ai suoi valori fondanti. Eric Berne negli anni ’50 mise a punto questa scuola psicologica che promuoveva i concetti di Okness, vale a dire una visione positiva di sé, degli altri e del mondo, di assunzione di responsabilità per le esperienze che ci troviamo a vivere, di autonomia individuale e di cambiamento.

Se è facilmente intuibile il fatto che il Metodo prevede l’Analisi della personalità, del piano di vita e delle motivazioni di ciascuno, può essere interessante chiarire il significato di Transazionale: per transazione si intende “l’unità di messaggio di andata e ritorno”, cioè lo scambio reciproco che avviene nella comunicazione tra due individui. Questa esperienza relazionale non solo evidenzia le caratteristiche dello “scambio”, ma permette anche di portare alla luce il mondo interiore di ciascuno e si configura dunque come “ponte tra l’intrapsichico e l’interpersonale”. E questo è il punto centrale della metodologia berniana, paragonabile a un “Giano bifronte assiso al confine tra il dentro e il fuori degli individui che comunicano” (Miglionico).

È molto importante quindi dissipare la confusione che spesso si riscontra e che vede quasi sovrapporre i due tipi di intervento, accomunandoli sotto la dicitura di una generica relazione d’aiuto: chiarita una volta per tutte la diversità di sfera di azione, metodologia e problematiche trattate, appare evidente come Counseling e Coaching possano e debbano integrarsi nelle proposte di welfare aziendale.