Un vecchio concetto di leadership

Nel titolo dell’articolo ho voluto concentrare in due parole chiave in cosa consista quel nuovo concetto di leadership che, anche in Italia, si sta facendo sempre più strada. Le organizzazioni medio-grandi sono attente alle istanze di cambiamento migliorativo, con lo scopo di mantenere competitività, produttività e successo.

Infatti, viene sempre meno accettata da parte di chi lavora in azienda quell’idea, che sembrava tanto vincente, che valorizzava solamente i risultati ottenuti, trascurando completamente il modo con cui questi venivano raggiunti.

Questo atteggiamento portava a una spersonalizzazione di chi aveva contribuito, magari significativamente al raggiungimento del risultato, vedendo poco riconosciuti sforzo, passione, energia e acquisizione di competenze. A questo si aggiungeva una tendenza da parte della dirigenza a mostrare un certo autoritarismo e poca capacità di ascolto, insomma a essere Boss piuttosto che Leader. Le emozioni erano bandite dal luogo di lavoro, perché viste come un elemento destabilizzante e dannoso, che proprio nulla aveva a che vedere con la professionalità e la produttività.

Col tempo questo atteggiamento, in apparenza tanto funzionale, ha mostrato tutti i suoi limiti, diventando una delle cause dello stress lavoro correlato.

Un nuovo concetto di leadership

La definizione “Risorse Umane”, che a prima vista può sembrare bella, perché indica che ciascun dipendente è una risorsa per l’azienda, in realtà con quell’approccio a cui accennavo, assume quasi la connotazione di “materia prima”, utile alla produzione di un risultato, sia esso materiale o intellettuale.

Ma la questione è proprio qui: ognuno di noi, al di là delle competenze, delle capacità, della razionalità con cui svolge le proprie mansioni, ha un mondo interiore costituito dal proprio vissuto, dalle proprie emozioni, dal proprio modo di vedere se stesso, gli altri e il mondo, e non c’è dubbio che tutto questo bagaglio, che portiamo con noi al lavoro, influenzi sensibilmente le prestazioni.

Il leader gentile

Le direzioni HR delle aziende hanno ormai ben presente che la serenità personale di chi lavora e il clima aziendale hanno una ricaduta positiva sulla produttività più a lungo termine rispetto ai soli meccanismi di incentivi economici e di carriera. La lista delle capacità di un vero leader si è così arricchita di alcune skills fondamentali, tra cui la gentilezza, la capacità di ascolto e l’empatia, divenute veri punti di forza. Esprimendo queste qualità, il manager riesce a creare più facilmente un clima di collaborazione, che genera un circolo virtuoso: le persone si sentiranno viste, ascoltate, coinvolte e, di conseguenza, spinte a essere gentili a loro volta, creando così un clima aziendale migliore.

Ovviamente ciascuno sceglierà con chi affrontare i problemi o condividere le gioie. Il compito dell’azienda sarà quello di accogliere e gestire anche il mondo emozionale delle proprie Risorse e il leader potrà divenire una figura di riferimento e una fonte di ispirazione autorevole.

Sicuramente un compito impegnativo e complesso, che può essere sostenuto da un percorso di Counseling in Analisi Transazionale. Imparare a capire da quale Stato dell’Io agiamo, e la modalità con la quale effettuiamo le transazioni, vale a dire, le manifestazioni esterne del rapporto sociale, è di sicuro aiuto nel perfezionare lo stile comunicativo e di feedback.