Dalle hard skills alle soft skills

Possedere le hard skills, vale a dire le competenze tecniche, sia per i manager che per i dipendenti è certamente un requisito fondamentale per poter svolgere la propria mansione in modo efficace. Ma al giorno d’oggi è sempre più evidente che le aziende, che mantengono o addirittura accrescono il proprio successo, sono quelle che valorizzano anche le cosiddette soft skills.

Perché cosiddette? Perché il termine soft, che suggerisce qualcosa di soffice, tenero, insomma non solido, sembra quasi renderle incompatibili con quelle doti, che finora si sono considerate proprie di un leader vincente, cioè assertività, sicurezza di sé e un certo autoritarismo. In realtà non è proprio così!

Ciò è dovuto principalmente ai radicali cambiamenti, che si sono visti in questi ultimi anni, nel modo di intendere il lavoro e di conseguenza la figura del leader, che non può essere più colui che ha tutte le risposte, che fornisce tutte le soluzioni, ma colui che sa porre le condizioni che possano far emergere e valorizzare le competenze di ciascuno. Il ritmo sempre più veloce dell’innovazione tecnologica richiede velocità, agilità e adattabilità, tutte cose che sono rese possibili grazie a una maggiore interdipendenza tra i ruoli.

Senza contare che, se non si tende all’eccellenza, la nostra azienda si troverà presto in difficoltà. E per raggiungere l’eccellenza i leader devono promuovere e sviluppare nei propri collaboratori quelle abilità che veramente costruiscano coinvolgimento, impegno, spirito di cooperazione, capacità di prendere l’iniziativa.

Il nuovo leader

Quindi il compito del nuovo leader sarà anche quello di saper costruire relazioni solide, basate sulla fiducia e sulla valorizzazione delle differenze e peculiarità di ciascuno. Non si possono certo imporre dall’alto comportamenti che producano eccellenza: è necessario coltivarli, stimolarli, fare in modo che diventino parte integrale della personalità di ciascuno. Quanto è lontana da tutto ciò la vecchia figura del capo, che, di fronte a obiezioni o idee diverse, poteva uscirsene con frasi del tipo: “Si fa così, perché lo decido io”, suscitando nei dipendenti demotivazione e frustrazione.

Di sicuro oggigiorno il ruolo del leader è diventato molto più articolato e, di conseguenza, diviene indispensabile possedere le competenze trasversali (soft skills), vale a dire quelle abilità relazionali necessarie per interagire efficacemente con gli altri.

Siccome però sono competenze intrinsecamente legate alla storia personale di ciascuno, che ha creato le proprie credenze e il proprio modo di vedere se stesso, gli altri e il mondo, esse vengono acquisite (se non le si possiedono naturalmente) con maggiori difficoltà. E qui diviene attuale più che mai il Counseling in azienda, per accompagnare management e dipendenti in un percorso di autoconoscenza, che porti a far emergere i punti di forza, a far riconoscere, accettare e agire le emozioni e a far accogliere con maggiore serenità l’errore, facendolo vedere come parte di un processo e portatore di preziosi feedback.

Tornerò presto su questo argomento!