Oltre la resilienza
Sono ormai tanti anni che motivatori di ogni orientamento hanno insistito sull’importanza di allenare la resilienza per riuscire a fronteggiare con successo le sfide della vita o, per le aziende, le sfide del mercato e del lavoro.
L’acquisizione di questa abilità è certamente di fondamentale importanza per non farsi travolgere dagli scossoni dell’esistenza, ma… c’è un “ma” molto significativo: con la resilienza si impara a resistere alle sollecitazioni e a tornare alla situazione iniziale. E questa è sicuramente già una gran cosa!
Si può fare però un passo avanti, andare cioè oltre la resilienza: diventare antifragili.
Questo termine, che a prima vista può un po’ disorientare, è stato creato da Nassim Taleb, autore di Antifragile: prosperare nel disordine, proprio perché non ha trovato un termine che descrivesse ciò che lui voleva intendere: “L’antifragilità va al di là della resilienza e della robustezza. Ciò che è resiliente resiste agli shock e rimane identico a se stesso, l’antifragile migliora.”
In cosa consiste l’antifragilità?
Accettare l’incertezza
Ma come è possibile migliorare nella difficoltà e nell’incertezza?
Innanzitutto, l’essere antifragile ha molto a che fare con il modo con cui ci rapportiamo al cambiamento. Cambiare realmente, non mutare superficialmente qualche atteggiamento, ci mette in crisi, in fondo ci fa sentire inadeguati. La sensazione inconscia è di aver sbagliato tutto. Inoltre, cambiare significa anche abbandonare una parte di noi che magari ci ha accompagnato da sempre: ciò causa quel doloroso senso di perdita che si associa a ogni fine. Ma nella vita i cambiamenti sono inevitabili e avvengono, che lo si voglia o no, anzi la vita stessa è un continuo cambiamento.
Opporsi, perché ciò che è nuovo, quindi ignoto e incerto, ci spaventa, accresce l’attrito con l’esistenza e di conseguenza causa infelicità.
Quindi, per diventare antifragili, occorre imparare ad accogliere l’incertezza, la volubilità delle cose, il cambiamento insomma, con serenità, e la fiducia che faremo del nostro meglio per tener testa alle novità.
Accettare se stessi
In secondo luogo, l’antifragilità ha a che fare con il modo in cui vediamo e accettiamo noi stessi: quante volte ci sentiamo non abbastanza bravi, non all’altezza delle situazioni! Temiamo il giudizio degli altri, ci sentiamo vulnerabili, e proprio per questo, non accettando una parte di noi, finiamo per nasconderla sotto varie maschere, per apparire “al meglio”.
Per essere antifragili, occorre invece accogliere con coraggio le nostre aree disfunzionali, senza giudizio, come una parte normale di noi: capire che solo accettando la nostra fragilità e la vulnerabilità, così per come sono, diventiamo veramente forti.
Nel momento in cui accettiamo di poter commettere errori e li vediamo come parte integrante e formativa del nostro cammino evolutivo, acquisiamo una forza incredibile, che ci consente di affrontare con sicurezza le incertezze del quotidiano.
La grande intuizione, dunque, è che antifragile non è chi nasconde e maschera la propria fragilità, per apparire quello che non è, ma chi la accoglie e sa trasformarla, proprio perché non ne è spaventato, in un prodigioso strumento di forza e di miglioramento.
La buona notizia è che certamente si può nascere antifragili, ma ci si può anche allenare per diventarlo. Come? Ne parleremo presto!